I Wagashi sono dolci tradizionali giapponesi di origine antica a base di farina di riso o di grano e zucchero, spesso accompagnati da una pasta dolce di fagioli azuki. Esistono diversi tipi di wagashi e tutti si ispirano al concetto di bellezza naturale poiché vengono considerati come piccole opere d’arte da apprezzare mediante la vista e il palato.
I wagashi vengono consumati tradizionalmente in una situazione cerimoniale e spirituale come la cerimonia del tè (Chanoyu) in cui si celebra la bellezza della natura che in qualche modo viene codificata attraverso fantasiose forme ispirate a fiori, foglie, animali, ma anche elementi come l’acqua.
Un dolce wagashi viene offerto come dono raffinato e consumato lentamente come se lo si volesse onorare. Nel gustarlo i sensi vengono coinvolti generando una autentica esperienza estetica, il che mi porta a pensare che mangiare un wagashi equivale idealmente a “mangiare la bellezza”.
Questa affermazione nasce da una considerazione sul significato che questi dolci possiedono e che viene dato loro nella cultura giapponese. Come nel Chanoyu, l’arte del wagashi celebra l’ impermanenza e la mutevolezza del tempo in connessione con la natura e quindi con le stagioni.
Il concetto giapponese dell’impermanenza è talmente importante come valore estetico, che all’interno della sala da tè viene espresso mediante un ideogramma su supporto di seta che cita il motto: “ichigo ichie” ovvero, “una sola volta, un solo incontro” e fa riferimento al valore di un momento unico ed irripetibile, come fonte di bellezza legato al concetto zen-buddista di transitorietà. La forma del wagashi così come la cerimonia del tè giapponese, consiste nell’esprimere i fenomeni spontanei della natura vissuta come evento unico ed irripetibile. Nell’arte del wagashi quindi, il concetto della bellezza naturale viene espresso e concentrato nel suo aspetto di forme, colori e profumi per essere offerto e restituito come una piccola opera d’arte da gustare.
Immagini: goinjapanesque.com / Pinterest / blog.wagashi.net